martedì 3 dicembre 2019

La paura di impegnarsi in una relazione


Spesso i miei pazienti mi raccontano delle loro "frequentazioni". Sembra che questo termine sia molto di moda, ma in tutta sincerità non lo condivido. 
Quando incontrano qualcuno di interessante, se c'è un'attrazione reciproca, si decide di iniziare una frequentazione. 
Nella frequentazione è concesso comportarsi come se si stesse insieme, come se si fosse una coppia, ma con una serie di limitazioni. Queste limitazioni riguardano principalmente l'espressione dei sentimenti e il sentirsi esclusivamente impegnati l'uno con l'altro/a.

Scrivendo queste poche righe mi rendo subito conto di quanto la mia presentazione della situazione sia asettica...ma perché mi succede questo?
Mi sono data una risposta semplice: perché da questi racconti mi arriva sempre la stessa sensazione di scarso coinvolgimento emotivo. 


Se penso a come è iniziata la mia relazione di coppia, ricordo due giovani che si conoscevano poco, ma che hanno avuto voglia di rischiare a stare insieme...niente frequentazioni, niente prove, non erano necessarie. Ci siamo buttati nell'impegno reciproco di provare a stare insieme, di conoscerci in modo approfondito già nella consapevolezza di costruire qualcosa in due. 
E devo ammettere che la scommessa sta andando bene, benissimo...sono ormai 13 anni che ci impegniamo a vivere il nostro progetto di vita inseme! 

E allora penso: ma eravamo due pazzi noi, o forse qualcosa nei ragazzi sta cambiando? Questo cambiamento di atteggiamento è positivo oppure no?

Dalle emozioni che vengono espresse nella stanza di psicoterapia, direi che questi giovani non sono per niente felici di come procedono le loro prime relazioni. Sono smarriti, incerti, spaventati di ciò che provano. Hanno mille dubbi, rimuginano continuamente sui loro rispettivi comportamenti cercando di trovare il senso ad atteggiamenti, cercando di decifrare misteriosi messaggi che l'altro manda, senza mai riuscire a capire cosa pensa realmente l'altro. 

Li vedo sinceramente sconfortati, poco motivati, poco desiderosi e tanto confusi. Ergo, non mi sembra che queste nuove modalità relazionali siano molto funzionali!

Quando ci piace una persona, difficilmente ne capiamo le ragioni in modo logico, agiamo di istinto, con il cuore e le emozioni. E' un vortice di passione, sentimenti, sensazioni inspiegabili e fortissime...che purtroppo le nuove generazioni vogliono tentare di ingabbiare e analizzare criticamente. 
Purtroppo non funziona così, questa è la strada del fallimento. 

Quando ci piace qualcuno dobbiamo tentare di costruire insieme una relazione, assumendocene la responsabilità in modo incosciente. Impegnarsi non prevede un matrimonio, non c'è nulla di definitivo o rischioso. 

Ecco, forse questo è un altro punto importante: i ragazzi hanno paura di soffrire. Forse sono stati cresciuti troppo protetti dalle emozioni spiacevoli, forse, ancora peggio, non si sentono di essere in grado di tollerare il dolore o la frustrazione se le cose dovessero andare male...con la triste conseguenza che nemmeno ci provano, chiudono le loro emozioni dentro un guscio di indifferenza, che lascia trasparire solo tanto timore. 

Abbiate invece il coraggio di vivervi i sentimenti che provate, abbiate il coraggio di impegnarvi con qualcuno che vi piace, senza timori, senza paure, mettete da parte inutili etichette, con la certezza che state provando a scoprire i vostri sentimenti...con il cuore pieno di speranza verso l'altro, con l'incoscienza di chi vuole rischiare di essere felice!

Dott.ssa Roberta Schiazza
Psicologa Psicoterapeuta Relazionale 
Riceve a Chieti, v.le B. Croce 557  Tel. 3400072355

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