martedì 10 marzo 2015

Relazione tra stile di attaccamento in infanzia e lo sviluppo di fobie e ansia in età adulta


Dallo studio dello stile di attaccamento che si è sviluppato durante l'infanzia si può arrivare ad organizzare un percorso di psicoterapia per le persone che soffrono di ansia o fobie.  
E' infatti molto importante tenere in considerazione lo stile di attaccamento che ha caratterizzato e condizionato la loro crescita, in modo da poter "curare" quei modelli di relazione iniziali che non hanno funzionato al meglio e procedere verso la costituzione di una base sicura. Tutti abbiamo bisogno di sentirci sicuri per poter crescere nella stima di noi stessi senza avere paure o timori: questo meccanismo di sviluppo corretto e sano può non aver funzionato al meglio se durante la crescita si è instaurato un particolare tipo di attaccamento con le figure genitoriali che non sono state in grado di trasmettere sicurezza. La psicoterapia per chi soffre di fobie e ansia deve partire appunto dalla cura di questi modelli interni, al fine di arrivare a un'immagine del paziente, forte, consapevole e sicuro di sé. 


Legami di attaccamento

La teoria dell’attaccamento è un modello teorico ipotizzato da J. Bowlby molto utile nella comprensione dei processi evolutivi nei bambini e negli adulti.
Bowlby, attraverso l’osservazione diretta di bambini, attraverso le sue numerose attività cliniche, fra le quali quella di direttore del Dipartimento per i bambini e i genitori presso la Tavistock Clinic di Londra, giunse alla convinzione che l’origine della psicopatologia potesse rintracciarsi nelle esperienze reali di vita del bambino. In particolare era fondamentale osservare le interazioni del bambino con il suo mondo interpersonale, studiando la natura e la qualità delle relazioni tra il bambino e i suoi caregiver, in particolar modo la madre.

Basando le sue osservazioni sul legame tra madre e figlio, Bowlby giunge a teorizzare una predisposizione biologica dei bambini nel costruire un legame di attaccamento nei confronti principalmente di una sola figura di riferimento; questa predisposizione ha una base genetica, in quanto utile e necessaria per la sopravvivenza. Secondo Bowlby l’attaccamento è un’organizzazione interna dell’individuo, il cui obiettivo principale è quello di cercare e mantenere la vicinanza e il contatto con una persone (caregiver), ossia la figura principale di attaccamento. Il sistema di attaccamento è indispensabile ai fini della sopravvivenza e permette ai bambini di sentirsi sicuri nei confronti di altri adulti, dei pericoli ambientali e situazionali.


Stile di Attaccamento

Lo stile di attaccamento che si struttura però dipende dalla qualità delle cure materne ricevute e lo stile di attaccamento sperimentato con la madre influenzerà l’organizzazione di personalità del bambino.
Attraverso ricerche sperimentali condotte da Mary Ainsworth, con la procedura della strange situation, è stato possibile esaminare il comportamento di attaccamento dei bambini. Le osservazioni condotte attraverso questa procedura sperimentale hanno portato alla teorizzazione dell’esistenza di 4 principali stili di attaccamento. 

  1. Attaccamento Sicuro: sono stati osservati bambini che mostravano sicurezza riguardo il loro legame con la madre. Questi bambini erano capaci di giocare ed esplorare, nella certezza di poter poi riavvicinarsi alla madre, fonte di sicurezza e stabilità. Le madri erano sensibili ai bisogni dei bambini, ai loro segnali, mostrandosi pronte nel momento del bisogno. 
  2. Stile Insicuro-Evitante: a questa categoria appartengono bambini che evitano la vicinanza stretta con la madre quando è presente durante l’esperimento, non mostrando apertamente disagio quando la madre si allontana. Il bambino sembra percepire la madre come una figura a cui non poter chiedere, che si dimostra inaffidabile e rifiutante. Probabilmente l’apparente disinteresse del bambino per la madre non è altro che un meccanismo di difesa per nascondere ed evitare il disagio, per cercare di controllare le emozioni di paura e solitudine mostrandosi autosufficiente e indipendente. Da adulti le relazioni interpersonali potranno essere caratterizzate da freddezza emotiva.
  3. Stile Ansioso-Ambivalente: il bambino percepisce la madre come un figura disponibile in maniera discontinua. Questo sembra derivare dalle esperienze del bambino con un genitore che rispondere in modo imprevedibile alle richieste del bambino e che dunque risulta inaffidabile nei momenti di tensione e difficoltà. A volte i bambini con questo stile di attaccamento tendono ad estremizzare le loro richieste, proprio per la paura di non essere visti e considerati. Le relazioni interpersonali adulte saranno molto probabilmente caratterizzate da ansia, sensi di colpa e forte impulsività.
  4. Stile Disorganizzato: teorizzato in una fase successiva. Le figure di attaccamento sono spesso spaventate e spaventanti e i bambini mostrano reazioni opposte all’assenza e alla presenza della madre. Quando la madre non c’è piangono disperatamente, ma quando è presente tendono ad evitarla o ignorarla. In bambini che presentano questo pattern di attaccamento è evidente una estrema confusione e disorganizzazione, solitudine, insicurezza e paura.

Stile di attaccamento e disturbi d’ansia: quale relazione?

L’analisi dello stile e della qualità dell’attaccamento è molto utile nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi d’ansia. In particolare Bowlby ha condotto degli studi riguardo i modelli di attaccamento e le caratteristiche di chi soffre di agorafobia. Sono stati osservati dei modelli di interazione particolari all’interno delle famiglie con paziente che soffre di fobie e nello specifico di agorafobia e si è giunti alla descrizione di 4 modelli.

  • Nel primo modello, l’angoscia della figura genitoriale di riferimento, sembra, in un certo senso, obbligare il paziente con agorafobia a rimanere a casa al fine di far compagnia al genitore. La figura di attaccamento non funge da base sicura per il giovane, ma esercita delle pressioni sul figlio, quasi come modo per voler pretendere delle cure parentali. 
  • Nel secondo modello invece è il paziente che mostra disagio e paura che in sua assenza possa accadere qualcosa di negativo al genitore. Nelle storie familiari sono stati riscontrati alti livelli di conflittualità e violenza, che probabilmente hanno avuto un’influenza nel creare questi vissuti di paura nel figlio. 
  • Nel terzo modello, il paziente ha timore che gli possa accadere qualcosa di brutto quando è fuori casa e dunque cerca di evitarlo. Nelle storie familiari aleggia spesso il sentore di minacce abbandoniche. 
  • Nell’ultimo modello, il genitore esprime paura per il figlio e tende a trattenerlo a casa; questa paura può avere un’origine traumatica, riguardo qualche fatto accaduto nell’infanzia che tende ad aumentare il livello di disagio sia nel genitore che nel figlio. 


Nelle persone che soffrono di agorafobia ci sono delle tematiche che hanno un ruolo centrale: incapacità di tollerare la separazione da persone importanti, le emozioni legate alla paura di perdere qualcuno, lutti non elaborati, scarsa stima di sé e sensi di colpa. E’ evidente la presenza di un conflitto psicologico tra una normale spinta verso l’autonomia e indipendenza e dall’altro lato sentimenti di colpa per tali bisogni. Durante una psicoterapia con persone che soffrono di disturbi d'ansia o fobie è importante tenere in considerazione lo stile di attaccamento che ha caratterizzato e condizionato la loro crescita, in modo da poter "curare" quei modelli di relazione iniziali e procedere verso la costituzione di una base sicura, da cui poter sperimentare in modo funzionale.  

Per informazioni o fissare un appuntamento:
Dott.ssa Roberta Schiazza - Psicologa e Psicoterapeuta
Tel. 340 0072355
roberta.schiazza@libero.it
psicologo Chieti Psicologo Pescara

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.