Una sensazione molto comune che accompagna chi ha una relazione con una persona con disturbo borderline è quella di sentirsi invaso, sbagliato, attaccato.
In realtà queste sensazioni rappresentano l'effetto di un meccanismo di difesa che la persona borderline mette in atto in modo inconsapevole, ma che nella relazione ha delle forti ripercussioni. Vediamo insieme da dove nasce questo meccanismo di difesa e come funziona.
Fonagy nel 1991 ha rintracciato nel disturbo borderline una
mancanza nella capacità di mentalizzare, ossia queste persone mancano di una adeguata
rappresentazione interna degli stati mentali propri e altrui, in particolare
collegata alla difficoltà di comprendere le emozioni.
Questa mancanza nel
mentalizzare gli stati emotivi si può ricondurre ad una difficoltà che origina
nella relazione con i genitori nelle primissime fasi di vita.
Infatti nei primi
anni di vita il bambino non è in grado da solo di rappresentarsi il mondo
esterno ed il mondo emotivo di sé stesso e degli altri, ma per imparare a farlo
ha bisogno delle figure di accudimento primario, dei genitori che fungano da filtro.
In diversi studi condotti negli ultimi anni legati alla teoria dell'attaccamento, appare particolarmente importante la
capacità materna di fornire delle risposte emotive adeguate al bambino/a.
Quando però la madre mostra difficoltà nell’accogliere e dare significato agli
stati emotivi e stimoli provenienti dal bambino, ha origine una profonda confusione.
Senza una madre sufficientemente adeguata, il bambino si troverà a confrontarsi
con una serie di stimoli, positivi e dolorosi, che non possono essere contenuti
e ridimensionati dal genitore.
Il genitore ha la funzione di mediatore tra il bambino e il mondo, deve fornire accudimento, calore, significati, dare senso a ciò che il bambino vede e prova.
Se un genitore ha delle difficoltà nell'instaurare una sintonizzazione emotiva con il proprio figlio è perché a sua volta non ha avuto modo di fare questa esperienza in modo adeguato, o perché sono intervenuti degli eventi traumatici che hanno impedito l'instaurarsi di un corretto legame di attaccamento.
Anche l’idea che un genitore non sia abbastanza “buono e adeguato”
da aiutare nel contenimento emotivo è di per sé fortemente traumatico e
doloroso da accettare per un bambino. Il bambino non è in grado di comprendere cosa accade, ma sente un forte senso di vuoto, una solitudine mortifera, che lo lascia solo e confuso.
Un bambino solo, spaventato, confuso da ciò che
prova, senza l’opportunità di fare l’esperienza dell’elaborazione emotiva,
dovrà fare ricorso a dei meccanismi di difesa per proteggersi da tutto questo
insieme incomprensibile di emozioni.
In particolare il bambino farà uso del meccanismo dell’identificazione
proiettiva con la quale potrà allontanare da sé i sentimenti intollerabili e proiettarli
verso le uniche persone che conosce, ossia le figure genitoriali con cui ha una
relazione di attaccamento.
E’ come se avesse origine un circolo vizioso: il bambino ha
estremo bisogno della mediazione del genitore per poter elaborare i suoi
vissuti emotivi, ma siccome il genitore ha difficoltà nell’aiutarlo in questa
elaborazione, allora, nella speranza di proteggersi dalla confusione e dal
dolore, utilizza l’identificazione proiettiva verso il genitore, proprio verso le
persone di cui lui ha più bisogno.
Questo stesso meccanismo viene ripetuto anche nella vita
adulta, in particolare con le persone con cui il border ha delle relazioni
intime ed intense da un punto di vista emotivo.
Il circolo vizioso si ripropone, e il partner del borderline se ne sente travolto, trascinato giù.
La persona con disturbo borderline ha un enorme e insaziabile bisogno di amore che cerca e trova nel suo partner, ma allo stesso tempo ne è fortemente spaventato in modo inconsapevole, proprio a causa della capacità di mentalizzare le emozioni, anche quelle positive.
Quindi la persona borderline sembrerà attaccare il legame, la relazione, per mettere alla prova questo amore. Ma purtroppo questo determinerà un allontanamento del partner, che si sentirà inevitabilmente attaccato e solo.
A questa risposta di allontanamento il borderline si sentirà deluso, solo, ansioso, terrorizzato, arrabbiato, proprio perché non ha quella capacità di mentalizzare e comprendere gli stati emotivi altrui, provocati anche dai suoi comportamenti.
Questo meccanismo crea un vero e proprio circolo vizioso, da cui il borderline è inghiottito fin dall'infanzia. Non lo fa in modo cosciente, anzi, questo meccanismo agisce in modo così inconsapevole e viscerale, che non riesce a controllarlo né tanto meno ad esserne cosciente.
Dott.ssa Roberta Schiazza
Psicologa e Psicoterapeuta
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