sabato 23 aprile 2016

Ansia a scuola: quando le relazioni fanno paura

Ansia e Paura a Scuola

Quando le relazioni con gli insegnanti sono difficili 

 
In questo articolo non vi parlerò della fobia scolare, ossia un vero e proprio disturbo che compromette la vita scolastica creando ansia, panico e disagio profondo. Oggi vorrei invece parlarvi della Paura che a volte provano gli studenti a causa di relazioni patologiche con gli insegnanti e con il contesto scolastico.
 
La paura è un'emozione primordiale, primaria e profonda, che tutti conosciamo e che temiamo. Ci sono alcuni bambini e ragazzi che provano paura ogni giorno andando a scuola. La scuola dovrebbe essere un contesto sicuro, in cui apprendere contenuti e iniziare a fare esperienza della vita. Per ogni alunno la scuola è difficile, rappresenta una serie di regole, impegni, limiti e responsabilità, ma diventa una vera tortura quando ci si relaziona con un contesto sgradevole.
 
Sono sempre in numero maggiore i ragazzi che presentano fobia scolare, e tanti altri non sviluppano questa patologia ma soffrono quotidianamente. Lo sviluppo o meno di questa patologia sicuramente deriva da molteplici aspetti fra cui elementi del carattere, risorse personali, supporto della famiglia e del contesto. Ma dove c'è una sofferenza questa va rispettata. Avere paura di un insegnante, accumulare rabbia per le umiliazioni verbali, le "battutine", il senso di frustrazione, sicuramente non sono elementi che aiutano uno studente ad apprendere.
 
La regola base per apprendere a scuola è avere un clima positivo nella classe; il clima positivo parte da un atteggiamento dell'intero gruppo classe (a cui fanno parte anche i docenti). In questo articolo mi voglio concentrare sulla Relazione INSEGNANTE- ALUNNO dal punto di vista dei ragazzi.  
 
Spesso il comportamento degli alunni viene criticato: "E' troppo agitato, irrequieto", "Non si impegna", "non studia abbastanza", "E' svogliato", ecc. Mi chiedo di frequente cosa faccia l'insegnante per modificare queste credenze e per rendere le lezioni fruibili, interessanti, comprensibili. Questa difficoltà si riscontra soprattutto nei docenti della scuola secondaria di 1° e 2° grado ( le scuole medie e superiori), dove i docenti non hanno molte conoscenze di pedagogia e psicologia.
Queste critiche possono essere lecite, ma possono anche rappresentare delle vere e proprie profezie che si auto-avverano per un ragazzino nel pieno del suo sviluppo. Credo che sia successo ad ognuno di noi di incontrare dei docenti molto sarcastici, ironici, che si impegnavano poco nel tentare di spiegare e coinvolgerci nelle lezioni e maggiormente nell'arte di umiliare gli alunni. Molti di noi avranno avuto giudizi negativi e "profezie" sulle nostre scarse capacità che poi, fortunatamente, sono state disconfermate.
 
Durante il mio percorso per diventare psicologa e psicoterapeuta ho ripensato molte volte ai docenti che mi hanno ispirata e a quelli che invece mi facevano passare la voglia di aprire il libro, e mi sono accorta che c'erano delle caratteristiche ben precise:
  • Insegnanti motivanti: erano quei docenti sorridenti, gentili, appassionati, che amavano davvero quello che facevano. Prima di tutto erano rispettosi, rispettosi di sé stessi e degli alunni. Cercavano di capire e spronare e non si limitavano a mettere un voto. Erano in grado di creare una relazione empatica, riuscivano a comunicare e trasmettere, erano in grado di relazionarsi con affetto ed erano interessati alla persona.
  • Insegnanti Demotivanti: erano docenti non sorridenti, sempre cupi. Molto sarcastici, aggressivi, che non usavano una comunicazione adeguata e spesso urlavano per gestire la classe. Erano quegli insegnanti che non avevano mai una parola di conforto. Persone dai tratti depressivi, scocciati. Persone che non riuscivano a costruire relazioni ma incutevano solo paura.
Ricordo che le relazioni sono sempre circolari, e dunque dove c'è un ragazzo che si distrae, che non impara, forse c'è anche un insegnante che è stanco, che non riesce ad essere sereno con sé stesso. Per un insegnante è fondamentale saper comunicare, e quando si comunica si Trasmette: se si è aggressivi si trasmette rabbia, se si è infelici si trasmette tristezza, se si è demotiva si trasmette angoscia e perdita di volontà.
 
Un consiglio per i genitori:
Ascoltare i vostri figli, non aggrediteli e cercate invece di capire. Molti ragazzini non si confidano a casa perché hanno paura della reazione dei genitori, invece dovete cercare di creare un clima tranquillo e di fiducia e farvi raccontare cosa accade in classe e a scuola.
Cercate di creare una relazione di collaborazione con gli insegnanti, e dove vedete un muro parlatene con il preside, cercando non di accusare ma di capire come aiutare al meglio vostro figlio.
Più di tutto non fate confronti, non fate mai paragoni, non umiliate, ma ascoltate, abbracciate e sostenete.
Se i vostri figli sono stressati, ansiosi o arrabbiati, chiedete aiuto, uno psicologo serve anche per aiutare le persone ad essere più serene e lasciare andare le ansie. Anche voi genitori a volte avete bisogno di uno spazio per essere ascoltati, e quello è il nostro lavoro di terapeuti.
 
Un consiglio per gli insegnanti:
Ogni alunno che non impara è un fallimento anche per voi, per cui cercate di comprendere le difficoltà e capite anche i contesti in cui i ragazzi vivono. Non mettete etichette, fanno solo male e chiedete, sorridete, abbracciate.
Create una collaborazione con le famiglie, con altri insegnanti, provate strade nuove per l'apprendimento e divertitevi anche voi quando siete in classe.
Se il lavoro è diventato faticoso, siete stressati, cercate anche voi un ascolto e un aiuto: anche solo qualche colloqui con uno psicoterapeuta potrà aiutarvi ad esprimere i sentimenti negativi e sentirvi meglio, e i percorsi di rilassamento possono aiutarvi a ritrovare la serenità. In educazione l'esempio è la prima cosa.

Dott.ssa Roberta Schiazza
Psicologa e Psicoterapeuta Chieti Pescara, Esperta in cura dell'ansia e delle relazioni
www.robertaschiazza.weebly.com
roberta.schiazza@libero.it

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